Nel 1922 si trasferisce con la moglie e la figlia a Madrid dove lavora a "El Heraldo de Madrid".
Nel 1931 assume la direzione di "Ahora", giornale repubblicano vicino al presidente Manuel Azaña.
Nel 1934 pubblica "El maestro Juan Martínez que estaba allí", in cui narra la storia di uno scapestrato ballerino di flamenco, travolto dalla Rivoluzione d’Ottobre mentre era in tournée in Russia.
Nel 1935 pubblica "Juan Belmonte, matador de toros, su vida y sus hazañas", la biografia di uno dei toreri più amati di Spagna.
In esilio a Parigi dal 1936 al 1940, anno in cui si rifugia a Londra, muore nel 1944.
Dalla bandella di "Agonia di Parigi": Nel 1937 Manuel Chaves Nogales approda a Montrouge, un sobborgo operaio alle porte di Parigi. Fugge da un Paese, la Spagna, dove è un tipo «perfettamente fucilabile» dai due contendenti in guerra: dai comunisti guidati da Mosca, e dai fascisti foraggiati da Roma e Berlino.
È, come lui stesso ama definirsi, un «cittadino di una repubblica parlamentare e democratica» che, andata velocemente in malora, non concede altra scelta che l’esilio a un giornalista e scrittore figlio della piccola borghesia liberale sevigliana. A Montrouge, la République gli procura un appartamento popolare d’antico decoro dove sistemarsi con moglie e figli. Reportero di fama, autore di una brillante biografia di Juan Belmonte – il grande matador, il torero bohémien che frequentava artisti e leggeva Maupassant – Chaves si ritrova a Parigi «insieme agli scarti dell’umanità che la mostruosa macchina degli Stati totalitari va producendo»